Cos’è l’assenteismo tattico: licenziamento e indagini
Assentarsi dal luogo di lavoro è una pratica piuttosto comune e, entro certi limiti, rientra perfettamente nella legalità; l’assenteismo tattico, invece, è un problema che affligge numerose aziende specie se assume un carattere di regolarità non giustificata.
Cos’è l’assenteismo tattico
L’assenteismo è un particolare fenomeno che si verifica nel mondo del lavoro. Nello specifico, si parla di assenteismo quando un lavoratore – di sua spontanea volontà e senza un valido motivo – si assenta dal luogo di lavoro. Ne esistono varie forme: l’assenteismo per malattia è quello forse più diffuso, assieme a quello per infortunio. Pur trattandosi di casistiche leggermente diverse, per entrambe è necessario fare lo stesso tipo di distinguo. Per giustificare l’assenza dal luogo di lavoro a causa di uno stato di malattia o di un infortunio (che può essere un qualsiasi incidente occorso sul luogo di impiego, nel tragitto da casa a lavoro o altro), il lavoratore deve produrre una certificazione medica. Se le sue condizioni fisiche sono realmente tali da non consentirgli di recarsi sul luogo di lavoro, l’assenza è ben giustificata (e retribuita o indennizzata a norma di legge).
Qualora, invece, l’infortunio o la malattia siano inesistenti, il comportamento del dipendente è scorretto e pertanto sanzionabile; in casi del genere l’azienda può arrivare persino a licenziare il dipendente. A questo punto interviene il concetto di comporto. In breve, si tratta del periodo massimo di malattia che un dipendente può accumulare senza perdere il posto di lavoro e la retribuzione; esiste il comporto ‘a secco’ (ossia se il periodo di malattia è continuativo) o ‘per sommatoria’; in quest’ultimo caso, il conteggio dei giorni di malattia è circoscritto ad un determinato periodo dell’anno.
Detto ciò, vediamo in cosa consiste l’assenteismo tattico. Come si può intuire già dal nome, è una particolare forma di assenteismo caratterizzata da una componente ‘strategica’; in altre parole, il dipendente ‘sceglie’ con cognizione di causa in quali giorni assentarsi –fermo restando che non sussista alcun valido motivo – per ragioni del tutto personali, che possono spaziare dal desiderio di ‘allungare’ il fine settimana alla volontà di recarsi altrove per svolgere un altro lavoro. Per casi del genere, una volta assodato in maniera inconfutabile il carattere ‘tattico’ delle assenze, l’azienda può prendere provvedimenti nei confronti del proprio dipendente.
Per quanto concerne i riferimenti normativi, bisogna attingere principalmente alle disposizioni che riguardano il rapporto tra datore di lavoro ed impiegato nei casi di infortunio e malattia. In questo ambito, l’articolo 2110 del Codice Civile stabilisce che “in caso di infortunio, di malattia, di gravidanza o di puerperio, se la legge [o le norme corporative] non stabiliscono forme equivalenti di previdenza o di assistenza, è dovuta al prestatore di lavoro la retribuzione o un’indennità”.
Assenteismo tattico: cosa dice la cassazione
Per quanto concerne l’assenteismo tattico la Cassazione ha avuto modo di pronunciarsi a riguardo con la sentenza n. 18678 emessa il 4 settembre 2014. Nel caso di specie, un ex dipendente della Pilkington Italia S.p.a. presentò ricorso contro l’azienda dopo aver subito un provvedimento di licenziamento; quest’ultima era stata provocata dalle reiterate assenze del lavoratore il quale evitava con buona regolarità i turni di notte o quelli programmati nel fine settimana, dando peraltro uno scarso preavviso.
In buona sostanza, i giudici hanno stabilito che il licenziamento per giusta causa motivato da assenteismo tattico è legittimo. Nello specifico, il dipendente licenziato aveva presentato ricorso per far dichiarare l’illegittimità del provvedimento preso nei suoi confronti; nel dispositivo che contiene le motivazioni della sentenza si legge che la Corte “ha ritenuto legittimo il licenziamento per giustificato motivo soggettivo irrogato in ragione delle sistematiche assenze”. Nel prosieguo del documento, le assenze “a macchia di leopardo” del dipendente hanno provocato, nel rendimento dello stesso, una carenza di continuità e proficuità della prestazione lavorativa, giudicata “inadeguata sotto il profilo produttivo” e dannosa per l’organizzazione interna dell’azienda; su quest’ultima valutazione incide il fatto che le assenze venivano comunicate con scarso preavviso, rendendo particolarmente complessa la sostituzione del dipendente, con ripercussioni sulle attività aziendali facilmente immaginabili.
La sentenza della corte osserva, nella parte relativa al ricorso del dipendente, che l’azienda non avrebbe dimostrato la legittimità di un licenziamento per giusta causa, in quanto l’organizzazione interna della stessa consentiva la rapida sostituzione di un dipendente assentatosi in maniera improvvisa. In aggiunta, il licenziamento per assenteismo tattico (per buona causa o per giustificato motivo oggettivo) non potrebbe concretizzarsi “prima del superamento del limite di tollerabilità dell’assenza (cosiddetto periodo di comporto)”.
Di contro, le modalità con cui si verificavano le assenze, a prescindere dallo stato di malattia (che, si legge nella sentenza, “non viene in rilievo di per sé”) rappresentavano di certo una particolarità poiché si verificavano “per un numero esiguo di giorni” ma “costantemente “agganciate” ai giorni di riposo del lavoratore”. Tali assenze da parte del dipendente provocavano uno “scarso rendimento e rendevano la prestazione non più utile per il datore di lavoro”. In estrema sintesi: il dipendente ha perso il ricorso poiché la distribuzione delle assenze ha determinato un eccessivo calo della propria produttività.
Indagini per assenteismo
L’assenteismo tattico è un comportamento che può risultare lesivo per le normali attività dell’azienda. Essa ha la necessità di prendere provvedimenti nei confronti dell’atteggiamento del dipendente che, pur se con mero sospetto di perpetrazione di illecito, potrà far verificare da un’Agenzia Investigativa e acquisire prove documentate e provvedere al suo licenziamento.
Le indagini devono essere svolte nel pieno rispetto delle leggi in vigore; come avviene anche per altri casi, le attività di investigazione vengono valutate sotto l’aspetto legale per uno studio di fattibilità. Superata la valutazione giuridica del caso esposto si procede, con l’ausilio dell’operatore investigativo, a redigere l’ordine di servizio; le principali tecniche di indagine consistono nell’osservazione del dipendente o dei dipendenti sospettati di assenteismo tattico: L’operatività verterà alla osservazione statica (appostamento) e alla osservazione dinamica (pedinamento). Durante le fasi di osservazione gli operatori investigativi provvederanno a fissare, con foto e video, quanto da loro visto. Come per tutte le indagini investigative verrà redatta una relazione finale, a supporto delle contestazioni sospettate e di seguito provate, che l’azienda potrà utilizzare in sede giudiziaria. Su richiesta delle autorità gli operatori investigativi, dipendenti e dichiarati in Prefettura, potranno essere convocati come testi per giurare quanto hanno visto e riportato.
Per maggiori informazioni sull’assenteismo tattico sulle indagini, puoi rivolgerti alla nostra agenzia investigativa.
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