Come si calcola il tasso di assenteismo in un’azienda

4 Giu , 2019 Indagini Aziendali

Come si calcola il tasso di assenteismo in un’azienda

Il fenomeno dell’assenteismo è piuttosto diffuso nel mondo del lavoro, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Una condotta di questo genere può risultare lesiva per l’efficienza produttiva e l’organizzazione interna dell’azienda: per questo, l’assenteismo va monitorato e limitato il più possibile, a tutela degli interessi dell’intera attività.

Cos’è l’assenteismo

Si può parlare di assenteismo quando un dipendente si assenta dal luogo di lavoro senza alcun valido motivo o adducendone uno fittizio. L’assenteismo è spesso connesso ad abusi o altre condotte sleali da parte del lavoratore; più in generale, rappresenta uno dei casi esemplari in cui al dipendente si può contestare il mancato rispetto dei propri obblighi (diligenza e fedeltà, disciplinati dal Codice Civile) nei confronti del datore di lavoro.

In concreto, un dipendente assenteista può giustificare le mancate prestazioni lavorative in vari modi; uno dei più gettonati è quello che fa leva su un certificato medico falso. Con la complicità di un medico connivente, il dipendente produce un’attestazione fittizia, dichiarando uno stato di malattia o un infortunio tali da non consentirgli di recarsi sul luogo di lavoro. Un altro strumento nelle mani del dipendente assenteista sono i permessi retribuiti; i più diffusi sono quelli ex Legge 104 oppure i permessi sindacali. Nel primo caso, il lavoratore può usufruire di tre giorni al mese di permessi retribuiti per accudire un convivente o un familiare (fino al terzo grado di parentela) affetto da una disabilità grave. Nel secondo caso, invece, le ore o i giorni di permesso vengono accordati al solo scopo di consentire al beneficiario di prendere parte ad attività legate direttamente al sindacato di appartenenza.

Ciascuno degli espedienti sopra descritti può essere impiegato in maniera ‘strategica’, ossia per assentarsi dal luogo di lavoro in giorni specifici. In tal caso, l’assenteismo si configura come ‘tattico’, per via del carattere programmatico o della collocazione ricorrente dei giorni di ferie (fine settimana, turni di notte o altro).

A cosa serve calcolare l’assenteismo

In base ai dati relativi alle presenze dei dipendenti, è possibile calcolare il tasso di assenza e presenza su base mensile o annuale. A differenza di quanto possa sembrare, tale calcolo può risultare molto utile non solo per monitorare il rendimento dei dipendenti ma anche per migliorare l’aspetto gestionale dell’azienda.

Le assenze, sia percentuali sia in termini di ore lavorative, servono ad effettuare il calcolo e la previsione dei costi che l’azienda deve sostenere, sia su base mensile sia su base annuale. L’assenteismo, infatti, può gravare in maniera sensibile sul bilancio aziendale, dal momento che le ore o i giorni di assenza (e quindi di mancata erogazione della prestazione lavorativa) dovuti a malattia o infortunio sono spesso retribuite, e rappresentano una voce di spesa da tenere in debita considerazione, anche in fase di pianificazione delle attività future.

Inoltre, in base ai risultati, è possibile determinare se è stato superato il periodo di comporto, la soglia massima di assenze (in ore o giorni) consentite al lavoratore mantenendo i propri diritti; salvo casi particolari (in cui spesso intervengono cause di forza maggiore), il superamento del comporto conduce direttamente al licenziamento. Più in generale, il calcolo dell’assenteismo aziendale consente di monitorare il comportamento dell’organico e della compagine dirigenziale, ottenendo una serie di indicatori affidabili rispetto al proprio personale.

Come si calcola l’assenteismo

Il calcolo delle ore di assenteismo può essere effettuato in vari modi, a seconda del tipo di dato che si intende ottenere e del parametro scelto per lo scopo.

Per effettuare il calcolo percentuale di assenteismo sul lavoro, quindi, bisogna anzitutto decidere il parametro di calcolo (le ore lavorative, le giornate di lavoro o il numero di lavoratori assenti). Fatto ciò, si può procedere alla quantificazione delle assenze.

Nel caso in cui si voglia determinare la percentuale in ore lavorative, il calcolo va effettuato moltiplicando per 100 il rapporto tra ore di assenza e ore lavorabili. Se invece si vuole calcolare la percentuale delle giornate, a dover essere moltiplicato per 100 è il rapporto tra le giornate di assenza e le giornate lavorabili. Qualora si voglia quantificare la percentuale di dipendenti assenti nel periodo di riferimento, è necessario moltiplicare per 100 il rapporto tra il numero medio di lavoratori assenti per giornata e il numero di dipendenti che costituisce l’organico medio.

Per tracciare un quadro ancor più chiaro delle tendenze assenteiste all’interno dell’azienda, è altresì possibile ricavare degli ‘indici’ incrociando in maniera diversa i dati sulle presenze sul luogo di lavoro.

L’indice di frequenza si ottiene moltiplicando per cento il rapporto tra il numero dei casi di assenza e il numero di lavoratori che forma l’organico medio. L’indice di gravità, invece, va calcolato moltiplicando per cento il rapporto il numero di giornate di assenza e l’organico medio mentre l’indice di durata media si ottiene moltiplicando per cento il rapporto tra il numero totale di giornate di assenza e il numero dei casi di assenza. I dati ottenuti possono essere incrociati con quelli di portata generale per ottenere una stima anche del tasso di presenza sul luogo di lavoro.

Come indagare sull’assenteismo

Qualora emergano sospetti di assenteismo a carico di uno o più dipendenti, il titolare l’azienda (sia in prima persona sia tramite un legale rappresentate) può dare mandato ad un’agenzia di investigazioni privata di svolgere delle indagini di controllo.

Queste ultime prevedono anzitutto l’acquisizione di tutte le informazioni personali del dipendente (dati anagrafici e residenza); la fase d’indagine successiva prevede l’attività di osservazione del soggetto, sia statica ossia passiva (c.d. appostamento) sia dinamica ossia attiva (c.d. pedinamento). Queste attività di indagine consentono agli agenti di ricostruire con precisione gli spostamenti del dipendente, al fine di verificare – anche mediante l’acquisizione di materiale fotografico – se il comportamento di quest’ultimo coincide con la certificazione medica per infortunio o malattia oppure è congruente con il tipo di permesso ottenuto.

Se il comportamento assenteista del dipendente è connesso allo svolgimento di una seconda attività lavorativa, le attività di indagine possono includere anche l’acquisizione dei dati relativi ad una fonte di reddito alternativa (in grado di comprovare l’esistenza di un doppio lavoro non autorizzato). Le indagini si concludono con la stesura, da parte degli agenti, di una relazione finale, in cui viene riassunto il lavoro svolto: il documento permette al committente delle indagini di adempiere al cosiddetto ‘onere della prova’ che si configura nel momento in cui il primo interrompe il rapporto di lavoro con un dipendente assenteista e quest’ultimo impugna il provvedimento facendo ricorso, aprendo un procedimento giudiziario.

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