Come funziona la Due Diligence per acquisto di azienda estera

27 Ago , 2020 Business Intelligence

Come funziona la Due Diligence per acquisto di azienda estera

In un’economia ormai globalizzata, le operazioni economiche e finanziarie che coinvolgono soggetti economici con sede in paesi diversi sono all’ordine del giorno; le transazioni tra società internazionali – pur essendo spesso complesse per via di fattori di natura logistica e non solo – rappresentano una prassi consolidata che passa (anche) attraverso apposite procedure di verifica preliminare che vanno sotto il nome di due diligence; vediamo di seguito di cosa si tratta e come funziona quando va effettuata per l’acquisizione di un’azienda con sede all’estero.

Due Diligence estero, come funziona

In linea generale, con il termine due diligence (ovvero “diligenza dovuta”) si indica una procedura tecnico-investigativa mediante il quale si svolgono verifiche di vario tipo nell’ambito di specifiche transazioni economico finanziare, come ad esempio fusioni, acquisizioni, quotazione in borsa di un titolo oppure acquisto di una quota azionaria. Nella maggior parte dei casi, la procedura di due diligence viene svolta su base volontaria ma può talvolta rappresentare un obbligo contrattuale per (almeno) una delle due parti in causa: pertanto, in caso di mancato adempimento dell’obbligo di due diligence, la parte obbligata può essere esposta a sanzioni o a ripercussioni di altro tipo. In base alle esigenze del caso specifico rappresentato dalla transazione in programma, la due diligence può essere disposta ed effettuata prima del raggiungimento di un’intesa di massima tra le parti (due diligence precontrattuale), prima della stipula del contratto (pre-closing) o dopo la sottoscrizione degli accordi (post-closing); naturalmente, il diverso tempismo risponde ad esigenze diverse da parte del soggetto mandante delle verifiche preliminari.

Al netto del ‘timing’, la due diligence può specializzarsi anche da un altro punto di vista, quello del target delle verifiche; le indagini, infatti, sulla base delle esigenze di chi le dispone, possono essere rivolte al controllo di un singolo aspetto (economico, finanziario, patrimoniale, legale, compliance) oppure porsi come un’analisi ad ampio raggio inerente a tutti gli aspetti più importanti della società o dell’azienda oggetto dell’acquisizione.

L’importanza della Due Diligence prima delle acquisizioni

La due diligence rappresenta un passaggio spesso cruciale nelle contrattazioni propedeutiche ad un’eventuale acquisizione di una società o di un’azienda estera. Come sottolinea Salvatore Piccinni – Managing Director Head of Southern Europe di Inside Intelligence & Security Investigations, l’importanza delle procedure di verifica preliminare risiede anzitutto nell’essere un efficace strumento di tutela a disposizione del soggetto maggiormente esposto nell’ambito dell’acquisizione (ossia l’acquirente); tramite la due diligence, infatti, è possibile riscontrare eventuali discrepanze tra le informazioni fornite dal soggetto sottoposto ad indagine e quelle raccolte dai tecnici incaricati di svolgere i controlli; in aggiunta, possono essere rilevato omissioni, per le quali la controparte è chiamata a rispondere, fornendo le dovute spiegazioni in merito a fatti di rilievo non comunicati tempestivamente o non riportati volutamente.

La due diligence è molto importante anche per un altro motivo; attraverso i riscontri oggettivi che essa permette di ottenere, possono essere rilevati fattori di rischio e potenziali criticità che in precedenza non erano stati rilevati. Ciò consente all’acquirente – per mezzo di consulenti specializzati – di approntare una specifica strategia per la gestione del rischio (risk management) che preveda adeguate contromisure per eliminare (in parte o del tutto) le possibili criticità derivanti dalla finalizzazione della fusione o dell’acquisizione approntando adeguate contromisure. Infine, qualora i riscontri messi in evidenza dalle procedure previste dalla due diligence siano particolarmente negativi – o comunque pregiudizievoli circa l’affidabilità del target o presentino rischi troppo elevati per l’acquirente – essi possono indirizzare il processo decisionale del committente, portando quest’ultimo a rivalutare la propria offerta, rimodulandola secondo quanto fatto emergere dalle verifiche di due diligence. Anche qualora queste ultime non facciano altro che confermare quanto appreso in separata sede dall’acquirente circa il target di riferimento, possono orientare le strategie decisionali, in senso opposto, ossia fornendo un’ulteriore base sulla quale concludere le contrattazioni in maniera positiva.

Come si effettua questa attività

Poiché si tratta di una procedura tecnico-specialistica, la due diligence – specie se da effettuarsi su aziende con sede all’estero – deve essere affidata a figure specializzate ed altamente qualificate; a tale scopo, è possibile rivolgersi ad un’agenzia di investigazione privata in grado di fornire servizi di questo genere. Il mandato viene, specie in questi casi, conferito da un legale rappresentante, benché non sia esclusa la possibilità che tale incombenza venga assolta anche dal titolare dell’azienda in prima persona.

Il primo step dell’iter investigativo consiste, durante i contatti tra le parti, nell’individuare gli obiettivi della due diligence, sulla base dei quali il gruppo di specialisti incaricati appronterà le modalità di esecuzione dei controlli necessari. La fase successiva consiste nel richiedere al soggetto economico che costituirà il target delle indagini la documentazione necessaria allo svolgimento di queste ultime; poiché ciò comporta la condivisione di materiale riservato ed informazioni potenzialmente sensibili, gli incaricati della due diligence devono, preliminarmente, sottoporre un accordo di riservatezza alla controparte, inserendo apposite clausole che tutelino la privacy dei soggetti fisici coinvolti nelle indagini così come quella delle informazioni ottenute. Una volta ottenuta la necessaria documentazione (costituita principalmente da bilanci, prospetti informativi, dati di identificazione dei dirigenti e degli amministratori e resoconti del pregresso operativo), i tecnici incaricati possono dare inizio alle procedure di indagine.

Come detto, lo sviluppo del processo investigativo dipende dagli obiettivi indicati dal mandante; nel caso della due diligence per acquisto di azienda estera, devono essere tenuti in considerazioni alcuni aspetti extra rispetto a quanto non accade per procedure analoghe relative a soggetti economici con sede italiana. Il primo è il quadro normativo di riferimento della nazione di riferimento: ciò consente di valutare gli effetti dell’acquisizione in relazione alle leggi vigenti nella nazione estera in cui ha sede la società oggetto della transazione (anche per questo, il pool di tecnici che si occupa delle verifiche include anche traduttori o consulenti legali). Di questi aspetti si occupa la due diligence legale. I controlli inerenti agli aspetti economici e finanziari includono accertamenti volti a comprovare la solidità e l’affidabilità del target, mettendo in luce eventuali episodi pregiudizievoli (come ad esempio insolvenze, fallimenti, pignoramenti e simili). Anche l’aspetto reputazionale può essere oggetto di verifiche, attraverso l’analisi delle notizie riportate dagli organi di stampa internazionale o reperibili tramite i social media; infine, una due diligence completa non può prescindere dalle verifiche di conformità (compliance check); esse consistono nel controllare appositi elenchi, tenuti da autorità nazionali ed internazionali (liste anticorruzione, antiterrorismo, PEP – Persone Esposte Politicamente – blacklist e watchlist): lo scopo è quello di verificare, tramite controlli incrociati con i database a disposizione dell’agenzia, l’eventuale presenza nelle liste sopra citate non solo di dirigenti o dipendenti della società sottoposta ad indagine ma anche di soggetti terzi ad essa riconducibili. Completate tali verifiche, gli agenti stilano un dossier in cui evidenziano i risultati ottenuti e descrivono il lavoro svolto.


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