Controlli legge 104, cosa può fare il datore di lavoro
L’argomento dei controlli leggi 104 è spesso motivo di discussione a causa della poca notorietà della disciplina, e dei relativi dubbi non solo riguardo al campo di azione del dipendente abilitato ad usufruire dei permessi 104, ma anche per ciò che concerne le possibilità del datore di lavoro nel tenere sotto controllo i propri dipendenti che li richiedono, in modo da verificare che tali ore non vengano impiegate per scopi di natura non assistenziale, e quindi del tutto personali. I permessi 104 infatti danno la facoltà di prendere del tempo libero dall’orario di lavoro per assistere un familiare con disabilità, e qualsiasi altra attività che non rechi utilità a questo soggetto compiuta durante le ore concesse costituisce un abuso; e come tale, incrina il rapporto di fiducia alla base del vincolo professionale che lega dipendente e datore di lavoro, legittimando quest’ultimo a provvedimenti disciplinari quali il licenziamento in tronco. Ecco dunque quali sono le condizioni che legittimano l’intervento del datore di lavoro e cosa può fare per accertare l’abuso della legge 104.
Controlli legge 104, i diritti del dipendente
Il lavoratore che ha un familiare affetto da disabilità e deve prendersene cura ha diritto a tre giorni mensili regolarmente retribuiti, che possono essere utilizzati sia in maniera continuativa che in momenti separati; condizione necessaria è che questo familiare sia un coniuge o un parente o affine di primo grado, o entro il secondo grado in caso di impossibilità dei diretti responsabili. Durante il periodo concesso, analogamente alle ferie, può non rispondere al telefono o alle mail di lavoro. Egli però deve necessariamente dedicarsi per la maggior parte delle ore concesse ad attività di assistenza alla persona disabile, nei luoghi nel quale è stato specificato che tali compiti sarebbero stati eseguiti, seppure dal 2010 non vi è più obbligo di prestare assistenza continuativa ed esclusiva; la legge infatti riconosce la condizione di svantaggio nella quale si viene a trovare un individuo costretto a badare ad un parente disabile, in quanto ha meno tempo a disposizione per la propria vita privata e per la cura dei propri interessi personali. In ogni caso, lo sfruttare i permessi 104 per un prolungamento delle ferie o per il proprio interesse personale, quale anche il proprio riposo, è una condizione di abuso che legittima i provvedimenti disciplinari del datore di lavoro, oltre che quelli di tipo economico e penale da parte dello Stato.
Controlli legge 104, i poteri del datore di lavoro
La legge conferisce al datore di lavoro la possibilità di verificare che lo sfruttamento del permesso di lavoro preso dal dipendente avvenga secondo quanto stabilito, attraverso attività di osservazione statica e dinamica, per il tempo necessario a stabilire la condotta del dipendente. Questo vuol dire avvalersi di un servizio di investigazione professionale specializzato in indagini aziendali, che possa eseguire tali operazioni senza commettere delle infrazioni legislative, soprattutto in termini di privacy. L’utilizzo di consulenti investigativi è infatti ammesso dalla Cassazione al di fuori degli spazi aziendali e dell’orario di lavoro, dove invece non è permesso, e viene concesso nel momento in cui il datore di lavoro abbia un giustificato sospetto per dubitare di ciò che avviene durante le ore di assistenza prese dal dipendente: questo vuol dire avviare delle indagini solo se ad esempio nell’ambiente di lavoro siano circolate voci o informazioni su attività ricreative da parte del lavoratore in questione, o quando magari i giorni richiesti siano frequentemente piuttosto “strategici”, ossia a ridosso di fine settimana o di ferie e festività, rendendo lecito il sospetto per vacanze programmate. Al sussistere di queste o simili condizioni, l’azienda può procedere nell’effettuare i controlli legge 104 per scoprire la fondatezza dei propri sospetti (mentre in caso contrario potrebbe addirittura commettere un reato); l’agenzia incaricata di occuparsi delle indagini sul dipendente fornirà dunque, al seguito delle attività di indagine, il materiale probatorio raccolto durante il periodo di osservazione, consistente in reperti fotografici e/o video o altro materiale rilevante, in modo da permettere al proprio cliente di ottemperare l’onere di prova necessario a giustificare i propri provvedimenti.
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