Perché effettuare il controllo delle blacklist dell’FBI per la due diligence

25 Giu , 2020 Business Intelligence

Perché effettuare il controllo delle blacklist dell’FBI per la due diligence

I rapporti tra società ed aziende con sedi in paesi diversi sono ormai la prassi, grazie alla globalizzazione dell’economia e il suo sviluppo su scala mondiale. Questo genere di dinamiche, da un lato, rende più accessibili nuovi mercati ed aumenta considerevolmente le possibilità di un soggetto che operi in un particolare settore; di contro, impone grande attenzione circa la controparte con la quale si iniziano a stringere rapporti di natura economica e commerciale, soprattutto perché – specie al di fuori dell’Unione Europea – vigono leggi differenti circa lo statuto e le attività di un’azienda o di un altro soggetto giuridico. Per questo, molto spesso, soprattutto in vista di operazioni quali fusioni e acquisizioni, almeno una delle parti in causa dispone delle specifiche indagini di controllo che prendono il nome di due diligence. Uno degli aspetti più importanti di questo tipo di procedura è il cosiddetto “compliance check”, ovvero le indagini preliminari di conformità. Si tratta di una procedura investigativa che prevede il controllo di una serie di specifiche liste, tra le quali figurano le “blacklist” dell’FBI, nel caso le indagini riguardino una società o un’azienda con sede negli Stati Uniti. Vediamo di seguito di cosa si tratta.

Cos’è la lista FBI

L’FBI (acronimo di Federal Bureau of Investigation, ovvero “Agenzia Federale Investigativa”) è un’agenzia federale di polizia che opera principalmente in alcuni campi, come ad esempio l’intelligence e la lotta al terrorismo. Anche per questo, l’FBI tiene ed aggiorna delle liste specifiche, in cui sono riportati i nomi, corredati di foto, di tutti i soggetti che rientrano nella categoria “most wanted” (ricercati). Le principali categorie riguardano il terrorismo, rapitori (di minori e non), rapinatori di banca, fuggitivi e quant’altro. In genere, si tende a identificare ciascuno di tali elenchi come “blacklist” (lista nera). Gli elenchi sono molto lunghi e dettagliati e contengono informazioni specifiche relative a ciascun soggetto inserito nella lista. Le liste dell’FBI rappresentano una risorsa preziosa, sia per il lavoro investigativo in generale sia, nel caso specifico, per le indagini di conformità da svolgere nell’ambito della due diligence aziendale.

Come effettuare controlli

La due diligence è una procedura d’indagine professionale, che deve essere implementata da figure specializzate che operano nel settore della business intelligence. Lo stesso discorso, come sottolinea Salvatore Piccinni – Managing Director Head of Southern Europe di Inside Intelligence & Security Investigations, vale anche per le indagini preliminari di conformità. Il mandato, per questo particolare tipo di indagine, può essere affidato ad un’agenzia di investigazione privata; il conferimento dell’incarico può essere effettuato in prima persona dal diretto interessato oppure tramite un legale rappresentante. Se le indagini riguardano uno o più dipendenti dell’azienda del mandatario, le parti possono concordare anche delle clausole di riservatezza, in quanto le indagini implicano l’accesso ad informazioni riservate e dati sensibili (tali clausole in genere prevedono che il mandante delle indagini venga messo a conoscenza dei nominativi di tutti coloro i quali saranno coinvolti nelle procedure investigative).

La prima fase dell’iter di indagine consiste nell’acquisizione dei dati identificativi dei soggetti da sottoporre ad indagine; in base a tali informazioni, gli investigatori possono ricostruire un profilo personale del proprio target. Successivamente, procedono alla verifica dei dati ottenuti; i controlli si concentrano non solo sulla parte anagrafica (nominativo, cittadinanza e così via), ma sono orientati anche ad accertare la veridicità dei titoli accademici, delle qualifiche professionali e di altri aspetti, come ad esempio l’iscrizione ad ordini o albi professionali.

Esaurita questa fase di indagine, gli investigatori procedono al compliance check vero e proprio; oltre alle liste FBI, possono essere prese in considerazione liste di altro tipo, tenute da organi nazionali ed internazionali che, oltre a quelle antiterrorismo, includono anche le liste PEP (Persone Politicamente Esposte) e quelle anticorruzione. Gli incaricati delle indagini di conformità procedono ad un controllo incrociato tra i dati di cui dispongono e quelli contenuti negli archivi e nelle liste sopra citati. Utilizzando appositi software vengono confrontati nominativi, dati anagrafici e foto (se disponibili) per verificare eventuali corrispondenze o incongruenze. Controlli di questo tipo rientrano nello standard fissato dalla Norma ISO 37001 che prevede che le indagini di conformità (per reati quali la corruzione) non riguardano solo i dipendenti di una società o di un’azienda ma anche tutti quei soggetti che, a vario titolo, possono essere collegati alla stessa (le cosiddette ‘red flags’ possono essere anche quelle che non vengono rilevate direttamente). Naturalmente, gli investigatori possono integrare la propria attività di indagine attingendo anche ad altre fonti, come ad esempio i profili social, i siti di riferimento dei principali media d’informazione purché attendibile. Lo scopo delle indagini di conformità è quello di individuare e segnalare eventuali incongruenze rispetto alle informazioni che sono in possesso del mandante della procedura investigativa. I risultati vengono illustrati, assieme al lavoro svolto, in una relazione tecnica che, al termine del compliance check, viene consegnata al soggetto che ha richiesto l’intervento degli investigatori.

Come può essere utile nelle attività di due diligence

Il controllo delle liste FBI e di altre liste dello stesso genere ricopre un ruolo di grande importanza nell’ambito di un’eventuale procedura di due diligence, soprattutto quando l’attenzione degli investigatori è rivolta a campi specifici quali il terrorismo e la corruzione.

Questo tipo di indagini, infatti, consente di tutelare gli interessi del mandante, facendo luce non solo su omissioni e difformità ma anche individuando quei soggetti che, più o meno direttamente, sono considerati potenzialmente pericolosi, perché iscritti in una particolare lista. In tal modo, il mandante – sulla base di riscontri oggettivi ottenuti in maniera scientifica e professionale – può chiederne conto alla controparte ed effettuare le proprie valutazioni a partire da una conoscenza più approfondita dell’interlocutore. Ovviamente, se i riscontri emersi dalle indagini sono di segno negativo, è possibile che un’eventuale trattativa in corso posso interrompersi; in aggiunta, se le indagini portano alla luce un quadro particolarmente grave, gli investigatori o il mandante delle indagini possono segnalare quanto scoperto alle autorità competenti.

Ricapitolando, le indagini preliminari di conformità (o “compliance check”) rientrano nell’attività di due diligence perché consentono di rilevare criticità anche non direttamente riguardanti il target dell’indagine (in genere una società, un complesso di beni o un’azienda) e di tutelare sia gli interessi del mandante che di eventuali terze parti coinvolte nella transazione che implica la due diligence. A ciò va aggiunta la possibilità di ottenere informazioni rilevanti nell’ottica delle strategie di gestione del rischio (Risk Management) attraverso le quali un acquirente può valutare tutti i fattori di rischio e approntare le necessarie contromisure per neutralizzarli o limitarne gli effetti sul breve e lungo periodo, grazie anche all’aiuto di consulenti qualificati, i risk & compliance consultant.


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