Cosa sono i virus informatici e quali sono le tipologie?

Nel labirinto digitale del XXI secolo, dove ogni aspetto delle nostre vite e delle nostre attività aziendali è intrecciato con la tecnologia, la sicurezza non è più un optional, ma una necessità vitale.
Il problema è che molte delle minacce digitali non si vedono. Non fanno rumore. Agiscono nell’ombra e aspettano il momento giusto per colpire. E spesso, quando ce ne accorgiamo, è già troppo tardi.
Ma c’è una buona notizia: capire come funzionano questi pericoli è già un ottimo inizio per difendersi in modo serio. Nell’articolo che segue faremo chiarezza su cosa sono davvero i virus informatici, quali sono le tipologie più diffuse, come si manifestano e, soprattutto, come possiamo proteggere noi stessi, la nostra azienda e i nostri dati
Definizione di virus informatici
Quando parliamo di “virus informatico“, spesso usiamo un termine generico per descrivere una serie di software dannosi. Ma, in senso stretto, un virus informatico condivide molte caratteristiche con il suo omonimo biologico. Si tratta di un piccolo frammento di codice maligno che si attacca a un programma legittimo e, quando quel programma viene eseguito, il virus si attiva, si replica e cerca di diffondersi ad altri file o sistemi.
Immaginate un virus biologico che entra in una cellula ospite e la dirotta per produrre più copie di sé stesso. Un virus informatico fa qualcosa di simile: “infetta” un file (l’ospite) e lo modifica in modo da includere una copia del proprio codice. Quando l’utente esegue il file infetto (spesso inconsapevolmente), il virus può eseguire la sua “payload” (l’azione dannosa prevista dall’autore, che può variare enormemente, dal semplice fastidio al danneggiamento grave dei dati o dei sistemi) e contemporaneamente cercare di infettare altri file sul sistema o sulla rete.
A differenza di altre forme di software dannoso che vedremo tra poco (come i worm), i virus in senso stretto richiedono generalmente un’azione umana (come l’apertura di un file infetto) per potersi attivare e diffondere inizialmente.
Comprendere questa definizione di base è davvero importante (soprattutto per chi gestisce un’azienda) perché, sebbene il termine “virus” sia spesso usato per comodità, le diverse tipologie di minacce informatiche hanno meccanismi di funzionamento e diffusione distinti, che richiedono strategie di difesa specifiche.
Quali sono le cause delle infezioni da virus informatico?
I virus informatici non compaiono all’improvviso, come per magia. Nella stragrande maggioranza dei casi, si infiltrano a causa di un comportamento errato o di una piccola disattenzione. Conoscerne le cause più comuni è il modo migliore per prevenirli, soprattutto in un contesto aziendale dove un solo errore può mettere a rischio l’intera rete.
Una delle trappole più diffuse resta la posta elettronica. Email che sembrano arrivare da fonti attendibili (clienti, fornitori, colleghi), possono contenere link o allegati che, se cliccati o aperti, scaricano il malware sul computer. A volte basta anche solo la curiosità o la fretta per cadere nella trappola.
Un altro canale critico è la navigazione su siti web compromessi o costruiti appositamente per infettare chi li visita. Non sempre serve cliccare: alcune infezioni partono semplicemente accedendo alla pagina sbagliata con un browser non aggiornato.
Anche scaricare software da fonti non ufficiali è un rischio concreto. Che si tratti di un programma utile o di un tool gratuito, se non proviene da un sito affidabile può nascondere codice dannoso.
Non bisogna poi dimenticare le chiavette USB e i dispositivi esterni. Se infetti, possono diventare un veicolo diretto per il malware, soprattutto se usati su computer aziendali senza adeguati controlli.
Infine, c’è l’elemento umano: il cosiddetto social engineering. I cybercriminali sanno come sfruttare emozioni come urgenza, paura o fiducia per spingere le persone a compiere azioni rischiose: cliccare, scaricare, fornire dati sensibili.
Essere consapevoli di tali rischi aiuta le aziende a costruire una cultura della sicurezza più solida e a prevenire incidenti che, spesso, si possono evitare con un pizzico di attenzione in più.
Quali sono i tipi più comuni di virus informatici?
Quando si parla di sicurezza digitale, si tende a usare il termine “virus” per descrivere qualsiasi minaccia informatica. In realtà, il panorama è molto più variegato. Esistono infatti molteplici forme di software dannoso, ognuna con comportamenti, obiettivi e modalità di attacco diversi. Alcune minacce puntano a rubare dati sensibili, altre mirano a bloccare completamente un sistema per chiedere un riscatto.
Per le aziende, sapere riconoscere le diverse tipologie è essenziale. Non tutte le minacce si combattono allo stesso modo, ed è proprio questa consapevolezza a fare la differenza tra un incidente risolto in tempo e un danno serio, con conseguenze economiche e reputazionali.
Esploriamo le tipologie più comuni che potreste incontrare nel paesaggio delle minacce digitali.
Malware
Prima di esaminare le categorie specifiche, è utile definire chiaramente il Malware. Come anticipato, è un termine generico che si riferisce a qualsiasi software scritto con l’intento di causare danni o sfruttare sistemi informatici, servizi, reti o utenti. L’obiettivo del malware può variare enormemente: dal rubare informazioni sensibili (credenziali di accesso, dati bancari, proprietà intellettuale), al danneggiare o cancellare file, all’assumere il controllo di un computer per usarlo in altre attività criminali (come l’invio di spam o attacchi DDoS), al bloccare l’accesso a sistemi e dati per chiedere un riscatto.
Il malware è un problema in continua evoluzione, con nuove varianti e tecniche di attacco che emergono costantemente. È il nemico numero uno nel mondo della sicurezza digitale, e le categorie che seguono sono solo alcune delle sue manifestazioni più note e pericolose.
Trojan Horse
Un Trojan Horse (o semplicemente Trojan) è un tipo di malware che si presenta come un software legittimo e utile (un gioco, un’utility, un aggiornamento, un allegato innocuo), ma che, una volta eseguito, installa software dannoso sul sistema a insaputa dell’utente.
A differenza dei virus e dei worm, i Trojan non si auto-replicano attivamente e non cercano di diffondersi da soli. La loro diffusione si basa sull’inganno e sull’interazione dell’utente, che viene persuaso a scaricarli ed eseguirli.
L’azione dannosa (la “payload”) di un Trojan può variare ampiamente:
- Trojan Backdoor: apre una “porta sul retro” nel sistema e consente all’attaccante di ottenere accesso remoto e completo controllo del computer infetto.
- Trojan Downloader: scarica e installa altro malware (virus, worm, spyware) sul sistema infetto.
- Trojan Dropper: contiene il codice dannoso al suo interno e lo rilascia (droppa) ed esegue sul sistema una volta attivato.
- Trojan Spy: progettato per spiare l’utente, raccogliendo dati come sequenze di tasti (keylogging), schermate, dati di accesso, e inviandoli all’attaccante.
- Trojan Ransom: blocca l’accesso ai dati o al sistema e chiede un riscatto per ripristinare l’accesso (funziona spesso in congiunzione con il Ransomware).
- Trojan Mailfinder: raccoglie indirizzi email dal computer infetto per usarli in campagne di spam o phishing.
Virus di scripting web
I Virus di Scripting Web sono un tipo di malware che si nascondono dietro il normale funzionamento delle pagine internet. Sfruttano linguaggi molto comuni sul web, come JavaScript, per eseguire azioni dannose direttamente dal browser dell’utente.
Basta visitare un sito compromesso, a volte anche uno apparentemente affidabile, per attivare lo script malevolo. Cosa può succedere? L’utente può essere reindirizzato verso un sito pericoloso, oppure gli possono essere sottratte informazioni riservate, come password o dati di accesso. In alcuni casi, lo script modifica la pagina che si sta visualizzando, inserendo link o contenuti fasulli.
Queste minacce si diffondono spesso anche tramite pubblicità infette (malvertising) su siti legittimi.
File Infector (Agente Infettante del File)
Quando si parla di virus “classici”, il file infector è uno dei primi che viene in mente. Questo tipo di malware si attacca ai file eseguibili, come .exe, .com, .dll o .bat, ovvero quei file che avviano i programmi.
Il funzionamento è tanto semplice quanto pericoloso: appena si avvia un file infetto, il virus si attiva in automatico e inizia a diffondersi, cercando altri file da colpire. Il risultato? Più il software viene utilizzato, più l’infezione si propaga, spesso senza che l’utente se ne accorga.
I danni possono variare dai rallentamenti del sistema, alla corruzione o cancellazione di file, fino al blocco di programmi essenziali. In alcuni casi, il file infector può anche installare altri malware ancora più pericolosi.
Worm
A differenza dei virus tradizionali, i worm non hanno bisogno di un file a cui “agganciarsi” per agire. Sono programmi autonomi che si replicano e si diffondono da soli, senza che l’utente faccia nulla. È proprio questo a renderli così pericolosi, soprattutto nelle reti aziendali.
Immaginateli come parassiti digitali, una volta entrati in un sistema, spesso grazie a una falla non corretta nel software, iniziano a cercare altri dispositivi collegati per copiarvisi sopra. Possono viaggiare tramite e-mail, condivisioni di rete, chiavette USB o attraverso servizi esposti su internet.
Il problema principale dei worm non è tanto ciò che fanno al singolo dispositivo, ma la velocità con cui si propagano. Possono rallentare drasticamente i sistemi, saturare la banda disponibile e, in molti casi, portare con sé altri malware ancora più invasivi.
Alcuni worm storici, come il Morris Worm o il più recente SQL Slammer, hanno causato danni enormi in tutto il mondo proprio per la loro capacità di muoversi senza ostacoli.
Spyware
Lo Spyware è uno dei tipi di minacce più insidiosi, perché agisce nell’ombra. Il suo scopo? Raccogliere informazioni sull’utente, o peggio, sull’intero sistema aziendale, e inviarle a chi l’ha creato, il tutto senza che la vittima se ne accorga.
Può spiare praticamente tutto: da ciò che viene digitato sulla tastiera (inclusi username, password e numeri di carte) alla cronologia di navigazione, ai file salvati sul computer. Alcuni spyware arrivano persino a scattare screenshot periodici o a rubare credenziali di accesso a conti bancari e social aziendali.
Spesso si nasconde dentro altri programmi, magari scaricati gratuitamente da fonti poco affidabili, oppure entra nel sistema tramite una falla del browser o un Trojan. E mentre continua a raccogliere dati preziosi, può passare completamente inosservato, fino a quando non emergono problemi gravi: cali nelle prestazioni, strani pop-up o, nei casi peggiori, account compromessi e furti d’identità.
In ambito aziendale, i danni possono essere seri: dalla violazione della privacy di clienti e collaboratori, fino a perdite economiche e danni reputazionali.
Adware
L’Adware è quel fastidioso software che inonda lo schermo di pubblicità: pop-up, banner, finestre che si aprono all’improvviso mentre si lavora o si naviga. Anche se non è per forza distruttivo come un virus o un ransomware, può diventare un vero problema.
Spesso si infiltra nel sistema senza che l’utente se ne accorga, magari durante l’installazione di un programma gratuito. E una volta attivo, inizia a mostrare annunci pubblicitari in modo insistente, rallenta il computer e interrompe le attività quotidiane.
Ma non è solo una questione di fastidio, perché alcuni adware raccolgono informazioni sulle abitudini di navigazione, invadendo la privacy, e possono addirittura diventare la porta d’ingresso per altri malware, reindirizzando a siti pericolosi tramite annunci manipolati.
Ransomware
Il Ransomware è diventato una delle minacce digitali più temute e dannose degli ultimi anni, sia per gli individui che per le aziende. Questo tipo di malware, il cui nome deriva dalle parole inglesi “ransom” (riscatto) e “software”, ha uno scopo chiaro: bloccare l’accesso ai dati o al sistema e chiedere un riscatto per ripristinarlo.
La forma più diffusa prevede la crittografia dei file aziendali: documenti, database, immagini, tutto diventa inaccessibile in pochi minuti. A quel punto compare una richiesta di riscatto, spesso accompagnata da istruzioni molto precise su come effettuare il pagamento. In alcuni casi, gli attaccanti minacciano anche di pubblicare i dati se il pagamento non avviene.
Le conseguenze possono essere pesanti:
- Perdita definitiva dei dati, se non si hanno backup sicuri o se la chiave di sblocco non viene fornita.
- Fermi operativi, con impatto diretto sulla produttività e sull’affidabilità dell’azienda.
- Costi elevati per il ripristino e la bonifica dei sistemi.
- Danni reputazionali, soprattutto se sono coinvolti dati sensibili di clienti o partner.
La prevenzione è tutto. Serve una strategia solida: backup frequenti e scollegati dalla rete, sistemi aggiornati, formazione dei dipendenti per riconoscere le email di phishing e soluzioni di sicurezza avanzate. In scenari critici, affidarsi a professionisti come INSIDE può fare davvero la differenza.
Bot
Nel contesto della sicurezza informatica, un Bot (abbreviazione di robot) è un programma automatizzato che esegue compiti specifici per conto di un attaccante. Mentre alcuni bot sono legittimi (come i crawler dei motori di ricerca), i bot maligni sono utilizzati per attività dannose, spesso senza che l’utente del computer infetto se ne accorga. Un singolo computer infetto da un bot è chiamato “zombie“.
Il vero pericolo arriva quando i dispositivi infetti vengono messi in rete e controllati da un criminale informatico, creando una botnet: una rete di computer pronti a eseguire ordini su larga scala. A quel punto, le attività dannose possibili sono numerose:
- Attacchi DDoS, che mandano offline interi siti o servizi.
- Invio di spam e campagne di phishing.
- Distribuzione automatica di malware ad altri dispositivi.
- Furto di credenziali tramite tecniche come il keylogging.
- Cryptojacking, cioè uso illecito delle risorse aziendali per minare criptovalute.
Il problema? Spesso le vittime non si accorgono di nulla, se non da un rallentamento improvviso del sistema o da un traffico anomalo in rete.
Rootkit
Il rootkit è una delle minacce più difficili da individuare e più temute in ambito aziendale. Non danneggia direttamente i file o ruba dati, ma ha uno scopo preciso: nascondere la presenza di altri malware e fornire all’attaccante un accesso invisibile e continuo al sistema.
Opera a un livello molto profondo del sistema operativo, il kernel, ed è invisibile agli antivirus tradizionali. Maschera file, processi e persino connessioni di rete, così che risulti impossibile accorgersi di attività sospette.
Una volta installato il rootkit permette all’attaccante di restare nascosto e attivo anche dopo riavvii o aggiornamenti.
Proprio per la sua natura furtiva, rimuoverlo è complesso: in molti casi servono strumenti specifici o, nei peggiori scenari, una reinstallazione completa del sistema. Pertanto, quando si sospetta la presenza di un rootkit, è importante intervenire rapidamente e affidarsi a esperti di cyber security aziendale.
Come difendersi dai virus informatici?
Affrontare il complesso mondo delle minacce digitali può sembrare scoraggiante, ma la buona notizia è che esistono strategie e strumenti efficaci per proteggersi. La difesa contro virus, worm, Trojan e altre forme di malware richiede un approccio multilivello che combini tecnologia, consapevolezza e, quando necessario, il supporto di esperti qualificati.
Vediamo insieme su quali aspetti è davvero utile concentrarsi.
Buone abitudini digitali
Tutto parte dal comportamento quotidiano. Gran parte delle infezioni, infatti, nasce da piccole disattenzioni. Aprire un’email sospetta, cliccare su un link senza pensarci, usare la stessa password ovunque. Sono gesti comuni, ma possono diventare porte d’ingresso per il malware.
Imparare a riconoscere le minacce, usare password sicure e diverse per ogni account, aggiornare sempre il sistema e i software in uso, evitare download da fonti non ufficiali, sono tutte azioni semplici, ma estremamente efficaci.
Difese tecnologiche affidabili
Un altro tassello è la tecnologia. Antivirus e antimalware aggiornati, firewall ben configurati, sistemi di filtraggio email, uso di VPN quando si lavora da reti pubbliche, sono strumenti che oggi non dovrebbero mai mancare in un contesto aziendale. La sicurezza va progettata in modo strategico, adattata all’ambiente in cui si opera e monitorata nel tempo.
Il valore del supporto professionale
Anche con tutte le precauzioni del caso, può succedere di essere colpiti. Quando si verifica un attacco o si sospetta una violazione, bisogna necessariamente agire in fretta. E in quei momenti, avere al proprio fianco un team esperto fa la differenza.
INSIDE è il partner perfetto per affrontare simili situazioni. Con il servizio di Cyber Security le aziende vengono affiancate in tutte le fasi: dalla prevenzione all’analisi forense, fino alla gestione degli incidenti più critici.
Che si tratti di individuare un malware nascosto, eliminare una minaccia persistente o contenere i danni di un attacco già avvenuto, INSIDE interviene con rapidità e competenza e assicura soluzioni su misura per ogni contesto operativo.