Due Diligence per acquisizione azienda estera
In una realtà economica ormai totalmente globalizzata come quella moderna, gli affari e le operazioni che coinvolgono soggetti di nazionalità diversa sono ormai all’ordine del giorno. Ciò nonostante, ciascuno degli attori coinvolti è chiamato a tutelare i propri interessi durante la fase valutativa delle contrattazioni, al fine di impostare queste ultime in maniera tale da trarre un reale beneficio dall’operazione (o contenere il più possibile i rischi connessi alla stessa). Nella maggior parte dei casi, il principale strumento di tutela è rappresentato dalle indagini di due diligence: vediamo di seguito di cosa si tratta e come si svolgono quando è coinvolta un’azienda estera.
Cos’è la Due Diligence
L’espressione inglese “due diligence” – che può essere tradotta come “diligenza dovuta” o “diligenza necessaria” –viene utilizzata per identificare una procedura d’indagine che si svolge principalmente nell’ambito di operazioni economiche e finanziarie. Come spiega Salvatore Piccinni – Managing Director Head of Southern Europe di Inside Intelligence & Security Investigations, la due diligence costituisce una serie di verifiche preliminari disposte da una o entrambe le parti, in corrispondenza di un determinato momento delle trattative riguardati un processo di fusione o acquisizione.
È bene sottolineare, infatti, che questo genere di indagini si richiede principalmente quando un’azienda o una società deve acquisirne un’altra (il cosiddetto “target”) oppure quando un soggetto è interessato all’acquisizione di una parte del pacchetto azionario di una controparte. In contesti di questo tipo,il soggetto acquirente, a tutela dei propri interessi e delle risorse che intende investire nell’operazione, dispone le indagini di due diligence. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’iniziativa presa su base volontaria ma talvolta essa rappresenta un obbligo contrattuale, il cui mancato adempimento può avere ripercussioni negative sul soggetto gravato da tale obbligo.
Esistono vari tipi di due diligence, a seconda del momento in cui viene effettuata e degli obiettivi che si intendono raggiungere per mezzo delle indagini. Se la procedura ha luogo prima della stipula di un accordo contrattuale tra le parti, la due diligence viene definita “precontrattuale”; se invece le indagini vengono disposte dopo la stipula di un contratto, la procedura si dice “post-stipula” mentre qualora il soggetto acquirente (o quello obbligato da accordi contrattuali) disponga le indagini dopo la chiusura degli accordi, si parla di due diligence “post-closing”.
Come detto, le verifiche si differenziano anche in base all’obiettivo per il quale vengono commissionate; in altre parole, la due diligence può concentrarsi su tutti gli aspetti caratterizzanti del target oppure prenderne in considerazione uno soltanto, come nel caso della due diligence legale o quella contabile.
Perché effettuarla prima di un’acquisizione
Non esiste un principio per determinare il momento migliore per effettuare le indagini di due diligence, a meno che non sussistano precise disposizioni contrattuali; in linea generale, il momento più adatto a svolgere i controlli a carico del target dell’acquisizione si colloca prima della definizione degli accordi e della stipula di un contratto: in parole povere, prima di mettere nero su bianco.
Il motivo è semplice; in tal modo la due diligence diventa un efficace strumento preventiva di tutela degli interessi dell’acquirente; questi, infatti, può verificare la veridicità dei dati e delle informazioni forniti dalla controparte. Nel caso in cui emergano incongruenze oppure emissioni di qualsiasi genere (purché rilevanti ai fini della trattativa), l’acquirente può chiederne conto per tempo al soggetto dell’acquisizione, in modo tale da risolvere il problema oppure rimodulare la propria offerta sulla base di una diversa strategia di contrattazione, o di un nuovo piano di gestione del rischio (spesso la due diligence può essere finalizzata anche ad ottimizzare le procedure di “risk management”). Qualora i riscontri che emergono dalle operazioni di indagine dovessero risultare particolarmente negativi, ossia evidenziare criticità notevoli in uno o più ambiti di applicazione della due diligence, quest’ultima potrebbe risultare decisiva per orientare l’esito delle contrattazioni in un senso o nell’altro.
Come si effettua in caso di azienda estera
Le indagini di due diligence devono essere affidate a figure qualificate e specializzate; per questo è bene rivolgersi ad un’agenzia di investigazione privata in grado di offrire questo genere di servizio (ossia indagini di intelligence su aziende estere), per mezzo di personale tecnico dotato di elevate competenze. Il mandato può essere conferito direttamente (in prima persona) dal titolare dell’azienda, oppure per tramite di un legale rappresentante.La scelta di affidarsi a professionisti del settore è quantomai consigliabile se il target della fusione o dell’acquisizione è un’azienda estera, in quanto l’intera procedura impone di prendere in considerazione elementi e dati di più difficile reperibilità.
Il primo passo consiste nell’individuare in maniera chiara gli obiettivi, concordandoli con il mandante delle indagini. Lo step successivo è quello di richiedere al target della due diligence l’invio della documentazione necessaria, poiché questo passaggio implica la diffusione di dati e informazioni potenzialmente riservati o sensibili, gli incaricati di effettuare la due diligence inviano alla controparte una proposta di accordo preliminare, contenente i termini per il rispetto della privacy e le relative clausole di riservatezza.
Una volta acquisito tutto il materiale documentale necessario, gli agenti procedono alla disamina dei dati a loro disposizione. La due diligence, come già accennato, può essere di carattere generale, oppure concentrarsi su di un aspetto particolare dell’azienda estera sottoposta ad indagine. Ad ogni modo, quando la procedura riguarda un soggetto con sede in paese straniero (sia dentro che fuori l’Unione Europea) bisogna anzitutto prendere in considerazione il quadro normativo di riferimento perché spesso, soprattutto se si tratta di paesi che non fanno parte della Comunità Europea, le forme associative possono differire in maniera significativa da quelle previste dalla legge italiana. Detto questo, i tecnici, con l’ausilio di un consulente legale, esaminano la documentazione ottenuta, al fine di verificare i dati già in possesso del mandante delle indagini; la due diligence può concentrarsi su vari aspetti: economico, finanziario, gestionale, operativo, legale, contabile, amministrativo oconformità oppure integrare tutti questi in un’indagine di ampio respiro (dipende dalle richieste del mandante e dagli obiettivi concordati dall’agenzia con quest’ultimo).
Per tanto, in generale, la due diligence prevede le verifiche dei bilanci, dei prospetti operativi e gestionali, controlli inerenti alla solvibilità e l’affidabilità economica complessiva del target. Se le indagini si concentrano maggiormente sul versante legale, gli investigatori ricercano eventuali cause legate ad eventi pregiudizievoli quali fallimenti, pignoramenti, protesti e simili (discorso simile per quanto riguarda il pregresso operativo e gestionale). Molto frequenti sono anche le indagini di compliance (ossia conformità) che prevedono il controllo di speciali liste tenute dalle autorità internazionali, come ad esempio le liste anticorruzione, quelle delle PEP (Persone Esposte Politicamente) e gli elenchi antiterrorismo. Una volta esaurite tutte le procedure di verifica approntate per perseguire l’obiettivo prefissato, gli investigatori stilano una relazione tecnica che viene consegnata al mandante della due diligence.