Come fare le indagini su aziende non europee

29 Ott , 2019 Indagini Aziendali

Come fare le indagini su aziende non europee

L’economia moderna ha da tempo raggiunto una dimensione globale per la quale i rapporti tra società ed aziende di paesi diversi rappresentano ormai la normalità. Non di rado si registrano transizioni di vario tipo, come ad esempio acquisizioni o partecipazioni azionarie; questi processi si svolgono secondo modalità ben precise e impongono a entrambe le parti di salvaguardare i propri interessi presenti e futuri per mezzo di controlli preliminari, anche in assenza di specifici vincoli legali o contrattuali.

Perché è importante ottenere informazioni prima di un affare

La formalizzazione di un accordo contrattuale tra due o più parti è solo la fase terminale di un processo di transizione lungo, complesso e articolato. A prescindere dal volume delle risorse, dei beni e degli investimenti messi in gioco da uno o da tutti gli attori, ciascuno non può non tutelare preventivamente i propri interessi accertandosi dell’affidabilità e della trasparenza delle controparti. Questo principio è valido in qualsiasi contesto in cui due soggetti siano in contatto per concludere una trattativa di qualsiasi genere.

I casi esemplari sono quelli che riguardano acquisizioni totali o parziali, fusioni oppure l’ingresso di un nuovo partner all’interno della compagine azionaria di una società, per mezzo dell’acquisto di un pacchetto di quote (minoritario o maggioritario). In ognuno di questi possibili scenari, le parti sono chiamate – anche in assenza di un vincolo legale o contrattuale – ad effettuare delle verifiche a carico della controparte.

Lo scopo di controlli di questo tipo è di natura cautelativa. Se, ad esempio, una società intenda acquisirne un’altra, per ampliare e consolidare la propria presenza all’interno di un determinato settore del mercato, non avrà alcun interesse a procedere ‘a scatola chiusa’. Di contro, per proteggere i propri interessi ed il proprio investimento, la società acquirente dovrà verificare che la parte oggetto del processo di acquisizione abbia fornito un quadro dettagliato e veritiero della situazione patrimoniale e finanziaria; in aggiunta, la parte attiva nel processo di acquisizione dovrà verificare la presenza di possibili eventi pregiudizievoli e controllare il pregresso operativo, assicurandosi che la società da acquisire non abbia precedenti per bancarotta e simili o, peggio, abbia subito pignoramenti o sia stata messa in liquidazione.

Ottenere informazioni di questo tipo prima di concludere un accordo è, come si vede, di cruciale importanza. I dati ottenuti durante le fasi preliminari possono giocare un ruolo molto importante nello sviluppo delle trattative: essi, infatti, possono orientare, in un senso o nell’altro, le strategie dell’acquirente il quale, una volta venuto in possesso di riscontri più approfonditi, potrà effettuare valutazioni più dettagliate sulla base delle quali modulare un’offerta più congrua, modificarne alcuni termini o rinunciare all’affare.

Cos’è la Due Diligence estera

Lo strumento più utilizzato da aziende e società che intendano svolgere indagini di controllo a carico di una controparte in affari è la due diligence. Questa espressione inglese, traducibile con ‘dovuta diligenza’, identifica una vasta gamma di indagini preliminari, svolte spesso – ma non sempre – su base volontaria, da uno o da entrambi gli attori coinvolti in una trattativa di vario genere. La due diligence può essere svolta sia a carico di aziende che operano sul territorio nazionale sia su soggetti attivi al di fuori dei confini nazionali; in questo caso si può parlare di due diligence estera, anche per aziende non europee.

In altre parole, si tratta dei controlli effettuati su soggetti esteri, che operano in paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o, più in generale, non sono classificabili come europee. In uno scenario del genere, la due diligence può risultare ancora più importante nello sviluppo della fase di contrattazione: quest’ultima, infatti, dovrà tenere conto anche del diverso quadro economico, finanziario e normativo all’interno del quale si colloca la controparte (come ad esempio il diverso regime fiscale). Questo tipo di valutazione rappresenta un aspetto molto significativo poiché in grado di determinare le scelte strategiche tanto quanto le sole informazioni riguardanti gli attori coinvolti nel processo.

Secondo il momento in cui è svolta, la due diligence può essere precontrattuale, post-stipula o post-closing. Nel primo caso, le indagini si collocano in una fase in cui le parti non hanno ancora sottoscritto un accordo contrattuale; nel secondo, invece, gli attori hanno già siglato un accordo che però non è stato ancora formalizzato. La due diligence post-closing, infine, si colloca nel momento successivo alla chiusura degli accordi contrattuali.

Come indagare su un’azienda non europea

Per svolgere accurate indagini di controllo su un’azienda con sede in un paese non europeo è necessario effettuare la già citata due diligence. Il titolare della società che abbia bisogno di questo genere di servizio può darne mandato ad un’agenzia di investigazioni privata specializzata in indagini aziendali, sia in prima persona sia per mezzo di un legale rappresentante.

La prima fase di indagine è rappresentata dalla raccolta di tutte le informazioni e dei dati utili ad identificare in maniera chiara il soggetto delle indagini. Per tanto gli agenti devono verificare la denominazione della società, l’indirizzo della sede legale e di eventuali filiali e identificare tutti i componenti di riferimento della compagine aziendale.

Lo step successivo consiste nell’analizzare tutti gli aspetti salienti della società o dell’azienda sottoposta alla due diligence; un’analisi preliminare delle principali aree di interesse – economica, finanziaria, operativa, patrimoniale e legale – consente agli agenti di mettere a punto una strategia operativa sulla base dei riscontri ottenuti, specie se sono emerse criticità di vario genere.

Per quanto riguarda l’aspetto economico e finanziario, gli investigatori puntano anzitutto a verificare lo statuto della società, controllando gli atti costitutivi, l’iscrizione ad un pubblico archivio (equiparabile al Registro delle Imprese), la presenza di eventuali licenze ad autorizzazioni necessarie secondo le normative in vigore nel paese in cui la società ha sede. In secondo luogo, la due diligence mira a verificare la consistenza patrimoniale, la situazione di bilancio (sia quella attuale sia le proiezioni future) e quella debitoria. In questa fase possono emergere eventi pregiudizievoli, come ad esempio pignoramenti, sentenze di fallimento o bancarotta e casi di insolvenza più o meno grave. Le indagini si completano con i controlli di conformità (indicati anche come compliance check) che consistono nella verifica di determinate check list (antiriciclaggio, antiterrorismo, Persone Esposte Politicamente e simili). Questa fase del processo investigativo può essere ampliato includendo non solo i soggetti che fanno parte dell’organico dell’azienda sottoposta a indagine ma anche coloro i quali che, a vario titolo, possono essere collegati alla stessa. La fase conclusiva della due diligence è rappresentata dalla stesura di una relazione finale all’interno della quale gli agenti descrivono il lavoro svolto e illustrano i risultati ottenuti, fornendo al mandante della due diligence riscontri oggettivi, approfonditi e documentati nel dettaglio che vanno ad integrare le informazioni già disponibili a supporto della prosecuzione delle trattative.


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