Cos’è la libera concorrenza e quali sono i suoi limiti?
Secondo il principio della libera concorrenza, tutte le imprese hanno la possibilità di entrare e uscire liberamente dal mercato, competendo tra di loro nell’offrire prodotti o servizi.
Pertanto, se ritieni che un tuo concorrente stia minando in qualche modo alla libera concorrenza, è quanto mai urgente approfondire questo argomento e capire come puoi tutelarti.
Iniziamo con il dire che, in un contesto di libera concorrenza, l’offerta è variegata in termini di qualità e prezzo dei beni e, in tal modo, si riescono a soddisfare diversi tipi di acquirenti. La libera concorrenza prevede inoltre che nessuno degli operatori coinvolti possa influenzare l’andamento delle operazioni di mercato.
Da queste informazioni è facile desumere quali sono i requisiti della libera concorrenza:
- molteplici operatori, sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda;
- libero accesso al mercato garantito dalla mancanza di barriere all’ingresso;
- trasparenza e perfetta informazione del mercato;
- possibilità di realizzare contrattazioni simultanee al fine di reperire le informazioni necessarie;
- varietà nei prodotti offerti.
Sebbene queste condizioni siano ideali e difficilmente riscontrabili nella realtà, la libera concorrenza ha dei limiti che sono giuridicamente tutelati.
Infatti, l’idea alla base della concorrenza è che il mercato sia in grado di autoregolarsi. Ma questo può avvenire solo se tutti i partecipanti operano nel rispetto delle regole e non esercitano atti di concorrenza sleale.
La libera concorrenza nell’ordinamento italiano
Tutti gli imprenditori, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal settore in cui operano, sono assoggettati alla disciplina della concorrenza prevista dall’ordinamento italiano.
I principi guida su cui si fonda la libera concorrenza sono stabiliti dall’articolo 41 della Costituzione italiana e sono i seguenti:
- consentire limitazioni legali e negoziali della concorrenza per fini di utilità sociale e in settori specifici, purché non compromettano la libertà di iniziativa economica (prevista dall’articolo 2596 del codice civile);
- assicurare l’ordinato e corretto svolgimento della libera concorrenza attraverso la repressione degli atti di concorrenza sleale.
Accanto a questi, la legge italiana ha recepito la disciplina antitrust dell’Unione Europea (attraverso la legge n. 287 del 10/10/1990). Questa si fonda sulla libertà di iniziativa economica e stabilisce che la competizione tra imprese non può tradursi in atti che pregiudicano lo svolgimento della libera concorrenza nel mercato.
I limiti della libera concorrenza: la concorrenza sleale
All’interno di un mercato in cui vige la libera concorrenza, il fatto che un imprenditore possa perdere parte della sua clientela grazie a migliori condizioni proposte da un competitor, non è certo un danno ingiusto e risarcibile, a patto, però, che la competizione si svolga in modo corretto e leale.
Per questo motivo, agli articoli 2598-2601, il codice civile disciplina la libera concorrenza ponendo dei limiti e delle regole da rispettare.
Innanzitutto va chiarito che qualsiasi tecnica non conforme ai principi della correttezza professionale rientra nella concorrenza sleale. Con questo ci riferiamo quindi a atti di confusione, denigrazione e vanteria che sono sanzionabili anche se compiuti senza colpa e anche in caso di solo danno potenziale.
Se un tuo competitor svolge atti di tale natura, ti farà quindi piacere sapere che può essere sanzionato con l’obbligo di riparare agli effetti prodotti e che sarai risarcito per il danno subito.
Tra gli atti di confusione che minano la libera concorrenza troviamo l’uso di nomi o segni distintivi che creino confusione con quelli già adottati da altri e la sistematica imitazione dei prodotti altrui.
Inoltre puoi essere vittima di concorrenza sleale se un tuo concorrente svolge atti di denigrazione nei confronti del tuo operato o si appropria dei pregi dei tuoi prodotti. A tal proposito va detto che la legge non vieta la pubblicità comparativa, che diventa concorrenza sleale solo se identifica anche implicitamente, un concorrente.
Tra i più comuni atti di concorrenza sleale ci sono:
- la contraffazione del marchio;
- la violazione del brevetto;
- la diffusione di notizie distorte;
- l’appropriazione indebita di materiale riservato;
- la concorrenza parassitaria, cioè la sistematica imitazione delle iniziative del concorrente;
- la sottrazione di dipendenti qualificati attuata con mezzi scorretti.
Cosa fare se un concorrente altera la libera concorrenza?
Se sei vittima di concorrenza sleale, puoi difenderti denunciando l’accaduto presso il Tribunale di competenza. Ma perché ciò avvenga è necessario che tu disponga di prove certe che dimostrino l’accaduto.
Per questo motivo, se sospetti di avere un concorrente sleale, è sempre bene richiedere un’indagine a un’agenzia investigativa. INSIDE è il tuo partner ideale in questo senso.
Dopo una fase di colloquio iniziale e un’attenta analisi del caso, iniziamo una rapida ed efficace azione investigativa, ricorrendo anche a perizie di esperti per la quantificazione del danno subito.
Al termine del mandato, è nostra cura redigere un report chiaro ed esaustivo da cui emergono le prove certe utili a tutelare la tua azienda e a richiedere il congruo risarcimento in sede giudiziale.
Come sottolinea Paola Orlando – Head of Legal, Corporate Affairs, Compliance, Criminal Law and Anticorruption di INSIDE: “le violazioni alla libera concorrenza nel mercato non sono da prendere alla leggera, anche quando si tratta di sole ipotesi. La normativa è cavillosa e spesso oggetto di troppe interpretazioni. Per questo motivo, è sempre bene tutelarsi affidandosi a un’agenzia investigativa che possa fornire all’imprenditore delle prove certe al fine di aumentare le probabilità di risarcimento e per far sì che lo si ottenga in tempi brevi.”