Come rilevare e bonificare le microspie dai muri

25 Feb , 2020 Security

Come rilevare e bonificare le microspie dai muri

La tutela della privacy e della riservatezza (personale e professionale) è messa spesso a repentaglio dalla possibile presenza di dispositivi di registrazione e trasmissione. Questi possono invadere sia uno spazio privato (come ad esempio l’ambiente domestico) sia un ambiente di lavoro accessibile ad un ampio numero di persone. Per questo è necessario sapere come e quando tutelarsi: vediamo di seguito tutto quanto c’è da sapere in merito.

Microspie, cosa si intende

Quando si parla di ‘spionaggio’ o ‘intercettazione’ si tende a fare quasi sempre riferimento a particolari dispositivi, detti genericamente microspie. Come spiega Salvatore Piccinni – Managing Director Head of Southern Europe di Inside Intelligence & Security Investigations, “microspie” è un termine estremamente generico, con il quale si tende a definire una gamma piuttosto variegata di dispositivi, che si differenziano tra loro per funzionamento e caratteristiche.

È possibile fare una distinzione primaria tra i microfoni occulti e le ricetrasmittenti. Nella prima categoria rientrano quei dispositivi in grado di registrare suoni e rumori, nella seconda sono comprese le microspie realizzate in modo tale da captare un segnale audio e trasmetterlo dal luogo di cattura ad un dispositivo di ricezione esterno. Le due categorie di microspia hanno alcuni elementi caratteristici comuni: le dimensioni molto compatte e la necessità di sfruttare una fonte di alimentazione (quasi sempre una piccola pila). Per ottimizzare le prestazioni, alcune microspie sono in grado di attivarsi solo in presenza di suoni o rumori, in modo tale da godere di maggiore autonomia.

Le ricetrasmittenti, invece, vengono utilizzate per la raccolta dei dati in tempo reale, in quanto sono in grado di trasmettere le registrazioni utilizzando le frequenze radio oppure quelle dei telefoni cellulari (in quest’ultimo caso, non si pone il problema della distanza tra il punto di cattura e quello di ricezione).

Come rilevare le microspie nei muri

Per rilevare la presenza di microspie all’interno di un determinato ambiente o di un locale (nelle pareti e non solo) è necessario effettuare una bonifica ambientale ed elettronica. Si tratta di una procedura d’indagine che viene messa in atto da personale qualificato, per mezzo di dispositivi tecnologici altamente sofisticati. La bonifica ambientale può essere affidata ad un’agenzia di investigazione privata specializzata nella fornitura di servizi di questo genere; il mandato può essere conferito in prima persona dal mandante (un privato o un titolare d’azienda) o da un legale rappresentante di quest’ultimo.

L’intera procedura si sviluppa attraverso una serie di fasi successive; una parte viene definita attiva, in quanto i tecnici incaricati fanno affidamento solo sulle proprie capacità “umane” mentre l’altra è definita passiva, in quanto implica l’utilizzo delle apparecchiature tecnologiche professionali. Una volta individuate le microspie, gli agenti incaricati della bonifica possono rimuoverle, previa autorizzazione da parte del committente; l’ultimo atto della bonifica consiste nella redazione, da parte degli investigatori, di una relazione tecnica in viene descritto il lavoro svolto e illustrati i risultati ottenuti.

Per quanto riguarda il caso specifico rappresentato dalle microspie nei muri, la bonifica procede in maniera non dissimile da quella prevista per altre situazioni. La prima fase consiste in una perlustrazione visiva delle superfici murarie, sia dall’esterno che dall’interno: lo scopo è quello di provare ad individuare ad occhio nudo i segni di possibili manomissioni dovute all’installazione fraudolenta dei dispositivi di intercettazione. Conclusa questa prima fase, gli agenti di norma passano al vaglio gli oggetti di uso quotidiano che potrebbero meglio di altri occultare una microspia (lampade, orologi da tavolo e così via); per individuare i dispositivi nascosti nei muri, bisogna anzitutto controllare tutti i punti più vulnerabili, come ad esempio le cassette degli interruttori e le porzioni di parete coperte da quadri. Se da questa seconda perlustrazione visiva non emerge alcun riscontro, gli agenti fanno affidamento alla tecnologia (fase passiva della bonifica).

Gli strumenti in dotazione agli incaricati della bonifica sono numerosi. Il primo è l’analizzatore di spettro, che sonda l’atmosfera alla ricerca di anomalie del campo radio che potrebbero essere sintomatiche di un’attività anomala. La fase successiva, e più approfondita, del lavoro di ricerca dei dispositivi di registrazione occulti prevede l’utilizzo del laser a infrarossi e di una termocamera. Quest’ultima serve a produrre immagini termografiche, sia a colori che in bianco e nero, che offrono agli investigatori una prospettiva estremamente dettagliata di tutto l’ambiente da bonificare: per individuare eventuali microspie nascoste nei muri, l’attenzione si rivolgerà principalmente alle superfici di questi ultimi. Anche con i laser ad infrarossi è possibile ‘vedere’ le strutture murarie in maniera molto più approfondita, così da individuare e isolare le microspie.

Come effettuare una bonifica

Come già accennato, il modo migliore per effettuare una bonifica è quella di rivolgersi a personale tecnico altamente qualificato. Nello specifico, si tratta di tecnici investigatori specializzati in procedure di bonifiche ambientali ed elettroniche.

Il primo problema da porsi è relativo all’opportunità di disporre verifiche di questo genere; in altre parole, quando è necessario effettuare una bonifica ambientale? Non esiste un modo per stabilirlo con esattezza; in alcuni casi, può trattarsi di una misura di carattere puramente preventivo: basti pensare al titolare di un’azienda che intenda verificare il livello di privacy degli ambienti aziendali, per il semplice timore che qualcuno ne abbia violato la riservatezza. In altri casi, la bonifica può essere disposta perché sussistono degli elementi fattuali oggettivi che generano più di un sospetto, come ad esempio la circolazione incontrollata di informazioni riservate o la diffusione anomala di dati sensibili. Discorso analogo in ambito privato o di alto genere.

Le bonifiche ambientali ed elettroniche seguono, in linea di massima, l’iter investigativo illustrato nel paragrafo precedente, anche quando riguardano luoghi di cattura più specifici, come ad esempio le autovetture. La perlustrazione e l’analisi dell’ambiente di cattura (o presunto tale) portano all’individuazione dei dispositivi di intercettazione occultati nei muri, in oggetti utili a dissimulare la presenza di una microspia o in altri punti particolarmente vulnerabili. Se il mandante delle indagini accorda il consenso, i tecnici che hanno effettuato la bonifica procedono alla rimozione delle microspie. L’ultimo passaggio pratico dell’intera operazione consiste nella messa in sicurezza dei punti più vulnerabili, come ad esempio controsoffitti, pavimenti rialzati, scatole di derivazione e simili. Quando anche questo passaggio è completato, gli investigatori provvedono a stilare la relazione tecnica.

Quest’ultima ha un valore considerevole perché, nel caso in cui i riscontri emersi dalle bonifiche confermino una violazione della privacy (in termini di intercettazione non autorizzata, spionaggio industriale o concorrenza sleale), essa può assumere valore probatorio. In altre parole, se il mandante ha bisogno di supportare la propria posizione di parte lesa nei confronti di un soggetto terzo, può far leva anche sulle prove raccolte dagli investigatori (e sulla loro testimonianza diretta) nel caso in cui un’eventuale denuncia sfoci in un procedimento giudiziario.


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