Come trovare una microspia nascosta negli oggetti

7 Apr , 2020 Digital Security

Come trovare una microspia nascosta negli oggetti

Le microspie sono dispositivi elettronici utilizzati per registrare e/o trasmettere suoni e rumori prodotti all’interno di un cosiddetto “ambiente di cattura”, ovvero il luogo fisico in cui le microspie vengono collocate oppure occultate. In realtà, il termine è piuttosto generico, in quanto può essere utilizzato per fare riferimento ad una vasta gamma di device, che spazia dai microfoni occulti alle ricetrasmittenti. Questi vengono usati per lo più a scopo investigativo, per realizzare intercettazioni ambientali autorizzate, o in maniera fraudolenta, per operazioni di spionaggio domestico o industriale.

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Perché le microspie sono pericolose?

Le microspie, e i dispositivi affini, sono pericolosi in quanto – se utilizzati in maniera diversa rispetto a quella prevista dalle leggi in vigore – possono integrare una violazione della privacy. Benché l’ordinamento giuridico italiano non definisca in alcun modo specifico il diritto alla riservatezza, il Codice Penale punisce “chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata” (articolo 615 bis), come reato ad integrazione della violazione di domicilio. Allo stesso modo, è prevista una pena anche per “chiunque, fraudolentemente, prende cognizione di una comunicazione o di una conversazione, telefoniche o telegrafiche, tra altre persone o comunque a lui non dirette, ovvero le interrompe o le impedisce”, secondo quanto stabilito dall’articolo 617 del Codice Penale.

In concreto, la violazione della privacy e della riservatezza personale può avere ripercussioni di vario genere, a seconda delle informazioni acquisite e del luogo di cattura, oltre ad essere piuttosto difficile da “percepire” in quanto le informazioni ottenute indebitamente potrebbero essere utilizzate molto dopo il momento dell’acquisizione. Se le microspie sono piazzate negli uffici di un’azienda, ad esempio, si tratta di spionaggio industriale e le intercettazioni fraudolente possono concorrere ad atti di concorrenza sleale, basati sulla diffusione di dati sensibili ed informazioni riservate (il cosiddetto “segreto industriale”). Ciò può riflettersi sulle attività aziendali in maniera negativa, comportando una contrazione della clientela e, di conseguenza, degli introiti. Anche il danno di immagine è una delle ripercussioni negative che possono derivare da un’acquisizione indebita di dialoghi, corrispondenza o qualsiasi altro tipo di scambio di comunicazioni.

Dove si possono nascondere le microspie

Le microspie, i microfoni occulti e le ricetrasmittenti sono dispositivi dalle dimensioni molto compatte: ciò rende spesso molto difficile la loro individuazione e, di contro, fa sì che sia semplice occultarle nei modi più disparati. Come spiega Salvatore Piccinni – Managing Director Head of Southern Europe di Inside Intelligence & Security Investigations, nella maggior parte dei casi vengono occultati in oggetti di vario tipo, per lo più di uso comune: affinché possano essere effettivamente utilizzati come espediente per occultare un microfono compatto o una microspia devono essere (almeno in parte) cavi al loro interno. Quando vengono collocate in un ufficio, o in qualsiasi altro ambiente di lavoro, le microspie possono essere nascoste negli orologi da tavolo, nelle lampade a parete o nei lampadari, nell’imbottitura dei braccioli di sedie e poltrone, nelle cassette di derivazione degli interruttori e delle prese elettriche. Microspie e ricetrasmittenti possono essere nascoste anche in altri “luoghi”, come ad esempio l’abitacolo di un’autovettura: l’interno di un veicolo, infatti, presenta numerosi punti che ben si prestano a nascondere un oggetto di piccole dimensioni, come ad esempio gli interni delle portiere, le bocchette degli impianti di areazione e l’interno di sedili e schienali.

Come bonificare le microspie

Poiché individuare le microspie è quasi impossibile ad occhio nudo, è necessario approntare una procedura professionale denominata “bonifica ambientale” (o anche “bonifica elettronica”) che consiste nell’individuare ed eliminare le microspie, per poi mettere in sicurezza l’ambiente di cattura. Le operazioni di bonifica possono essere affidate ad un’agenzia di investigazione privata specializzata nel fornire servizi di questo genere. L’incarico può essere conferito da una persona fisica in prima persona o per mezzo di un legale rappresentante: le parti stipulano un accordo, fissando gli obiettivi della procedura.

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La prima fase dell’iter investigativo consiste nell’individuare il luogo di cattura (o presunto tale) che dovrà essere bonificato. Gli agenti incaricati effettuano anzitutto una supervisione visiva, per provare ad individuare già ad occhio nudo segni di manomissione o effrazione che potrebbero essere connessi all’installazione fraudolenta di dispositivi di intercettazione.

Gli investigatori si concentrano in particolar modo sugli oggetti di dimensioni tali da poter occultare facilmente una microspia, focalizzando la propria attenzione su graffi e abrasioni, i segni più evidenti di manomissione. La stessa disamina visiva viene approntata anche sulle cassette degli interruttori e delle prese. Con ciò si esaurisce la prima fase, detta “attiva” perché impegna direttamente gli investigatori e non prevede l’uso di alcun dispositivo tecnologico.

La seconda fase dell’iter investigativo consiste in un’analisi dell’atmosfera: tramite uno strumento specifico altamente sofisticato, un analizzatore di spettro. La capacità di questo strumento è quello di rilevare picchi anomali nelle frequenze radio (di cui è satura l’aria) che potrebbero essere riconducibili ad una ricetrasmittente in funzione (i dispositivi privi di memoria, che non possono immagazzinare i suoni catturati, devono trasmetterli ad un ricevente esterno).

Un ulteriore approfondimento di indagini viene effettuato per mezzo dell’impiego di altri strumenti tecnologici altamente sofisticati, quali il laser ad infrarossi e la termocamera. Il primo consente di scansionare in maniera estremamente approfondita il locale da bonificare, analizzando in maniera precisa anche i punti meno facili da raggiungere; il secondo dispositivo permette di ottenere immagini termografiche, sia a colori che in bianco e nero, che raffigurano la distribuzione delle zone di calore all’interno della stanza.

Quando anche questa seconda fase di ricerca si è esaurita, gli investigatori sono in grado di localizzare le microspie presenti nell’ambiente di cattura (la procedura viene effettuata in maniera molto simile anche nel caso in cui vi sia necessità di bonificare un’autovettura o un veicolo aziendale).


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